lunedì 22 ottobre 2012

Ricambi auto contraffatti: la guida per riconoscerli ed evitarli


Lo scorso mese di luglio l'Associazione Nazionale Fra Industrie Automobilistiche (ANFIA) ha partecipato a un incontro congiunto con la Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione del Ministero dello Sviluppo Economico, analizzando il bilancio globale di un fenomeno in crescita e contribuendo alla stesura di un vademecum per il consumatore (scaricabile a fianco).
I DATI DEL FALSO - Il mercato della contraffazione dei ricambi frutta un guadagno stimato in 16 miliardi di dollari con un crescendo annuo costante di circa il 10%. In Italia (il primo Paese insieme alla Germania in cui il mercato del falso è fiorente), secondo i dati del CENSIS, il traffico dei ricambi non omologati e privi del marchio CE, vale circa 120 milioni di euro, l'equivalente del15% dei ricambi venduti ogni anno in Europa. "I ricambi auto contraffatti - spiega Riccardo Buttafarro, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Aftemarket - sono un rischio non solo per l'integrità della vettura ma anche per la salute di chi occupa l'auto, di chi si trova casualmente per strada e dell'ambiente. Per contrastare l'industria della contraffazione è importante essere consapevoli della difficoltà, in primo luogo per il consumatore, di individuare e distinguere le varie tipologie di ricambi esistenti sul mercato e ciò comporta la necessità di fare formazione alle imprese e informazione rivolta agli utenti finali". 
                                                                           
MADE IN P.R.C. - I pezzi di ricambio contraffatti prodotti in Cina coprono due terzi del totale contraffatto che circola nel mondo, ma è anche a Singapore, Vietnam, Taiwan e India che nascono da filiere produttive illegali, componenti di ricambio per veicoli del tutto simili ai ricambi omologati ma realizzati impiegando materie prime di scarsa qualità e processi produttivi privi di qualsiasi controllo qualitativo all'origine o a valle della linea di produzione. Attraverso l'intermediazione di distributori nazionali e internazionali, i ricambi contraffatti sarebbero dirottati dalle aree asiatiche verso porti, come quello di Dubai, dove i controlli a campione sono in proporzione di 1:100 e da lì prendono il mare verso l'Europa e altri continenti in cui è facile far leva su un prezzo d'attacco apparentemente vantaggioso.
COME TUTELARSI - Cosa avrà di tanto speciale quel ricambio da costare più del doppio? E' la domanda che ci si pone prima di indirizzare l'acquisto su un ricambio low cost (probabilmente falso), acquistato sul web o attraverso canali di vendita non ufficiali, soddisfatti di aver massimizzato il risparmio in periodo di spending review. Vediamo insieme come distinguere le varie tipologie di ricambi che hanno un solo comune divisore: la sicurezza di un prodotto nuovo originale o rigenerato e revisionato.
  • ricambi originali delle Case produttrici di automobili sono prodotti dalle Case o da Produttori Terzi e commercializzati esclusivamente attraverso la rete di distribuzione della Casa con impresso il marchio della stessa.
  • ricambi originali sono gli stessi forniti di primo impianto che il fornitore di primo impianto commercializza attraverso proprie reti distributive con il marchio del Produttore Terzo.
  • ricambi equivalenti sono commercializzati da fornitori omologati al primo impianto ma che non forniscono quel ricambio specifico alla Casa auto come ricambio originale e lo producono per ampliare la propria gamma sul mercato, distribuendolo con il marchio del Produttore Terzo.
  • ricambi alternativi sono realizzati da Produttori Terzi che non sono fornitori delle Case automobilistiche, ma rispettano determinate caratteristiche produttive che li rendono adattabili ai ricambi originali e agli equivalenti. I ricambi portano impresso il marchio del Produttore ma non garantiscono la stessa qualità dei precedenti.
  • ricambi usati provengono quasi sempre dallo smontaggio di autovetture destinate alla demolizione. Il commercio di ricambi recuperati dal trattamento di veicoli fuori uso è previsto dalla legge a patto che le componenti attinenti alla sicurezza del veicolo (impianto freni, sterzo, sospensioni, trasmissione) siano prima revisionate (D.Lgs. 209/2003). Operazione di cui non sempre pare si tenga conto pur di rimettere in strada un veicolo datato con la minima spesa e i potenziali rischi che ne derivano.
  • ricambi rigenerati sono rimessi a nuovo dalle Case automobilistiche o dai Produttori fornitori attraverso linee predefinite per svolgere questo tipo di lavoro. I ricambi sono smontati, puliti, rigenerati e rimessi sul mercato solo dopo aver superato controlli di efficienza, qualità e sicurezza, a un prezzo generalmente inferiore del 30% rispetto al costo del nuovo e con la garanzia di 2 anni come per tutti i ricambi.

venerdì 27 aprile 2012

Cosa sappiamo delle auto elettriche

Costi, sicurezza, comportamento, autonomia: rispondiamo alle domande più importanti sulle vetture che vanno a corrente. Anche se di vetture elettriche si parla sempre più spesso, è difficile avere le idee chiare al proposito. Del resto, si è davvero agli inizi: le cose cambiano in continuazione, e non manca chi fa promesse “ottimistiche”. In queste pagine, in base alle ultime informazioni, rispondiamo alle domande più comuni su modalità di acquisto e di “rifornimento”, costi di gestione e ambiente. Serve ancora pazienza! Chi sta pensando un’elettrica, comunque, oltre ad un portafogli ben fornito deve avere pazienza: l’attesa, prevista in sei mesi per le citycar di Mitsubishi, Citroen e Pegeout, , potrebbe essere ancora più lunga. Le auto prodotte sono poche e, piuttosto che i contratti privati, le case tendono a favorire quelli con le aziende attraverso il noleggio di “flotte”. Col vantaggio, una volta risolto il problema delle ricariche ( bastano delle colonnine nel parcheggio aziendale), di un costante monitoraggio dei veicoli. Così, i costruttori vengono informati subito di eventuali problemi e sanno come e quando si sono originati, in modo da poter “sviluppare” e perfezionare più in fretta auto innovative.
Quali sono le auto già diaponibili? Per ora, si tratta della Tesla (sportive a due posti, da 100.800 euro in su ) e delle citycar “gemelle” Mitsubishi i MiEV, citroen C-Zero e Pegeout iOn. La iMiEVcosta 36.500 euro, ma si può fare un leasing di 60 mesi (anticipo del 10% e canone di 547.20 euro). Le francesi sono vendute con la formula “tutto compreso” (include manutenzione, copertura furto e incendio e soccorso stradale) a 36.960 euro, o pagando un anticipo del 20% e 72 rate mensili di 551.00 euro (C-Zero) o 522.00 euro (iOn). Per il noleggio da parte di aziende, canone (Iva esclusa) di 500.00 euro(iOn, anticipo da definire), 503 (i-MiEV, anticipo del 10%) o 548.00 euro(C-Zero). A nolo ci sarebbe pure la Smart ED, ma le 100 disponibili sono già tutte prenotate. Perché costano tanto? Principalmente per il costo delle batterie al litio, che sono prodotte in piccola serie e frutto di una tecnologia recente e ancora in fase di sviluppo. Secondo la Cei-Cives (Commissione italiana veicoli elettrici stradali), entro il 2020 gli accumulatori dureranno il doppio e costeranno la metà ( circa 300 euro/kWh), grazie a progresso tecnologico, industrializzazione e maggiore concorrenza. Dove si possono comperare? Si possono prenotare su internet; mentre, per ora, è più difficile venderle e ordinarle in concessionaria. Il primo punto vendita italiano della Testa aprirà a Milano. Quelli della Mitsubishi abituati a “trattare” la i-MiEV sono a Roma, Bologna, Firenze e Milano; mentre si parla di grandi città, ma non c’è ancora nulla di ufficiale, per Citroen e Pegeout. Dal venditore si potranno pure chiudere contatti “flat” ( a tempo) per la ricarica: i fornitori saranno Enel per la C-Zero, Sorgenia per la iOn e Repower per la i-MiEV (riservato alle aziende). Quanto si spende per usarle? In base ai dati ufficiali, con i-MiEV, C-Zero e iOn servono 2 euro di elettricità (costo medio di 0,15 euro/kWh) ogni 100 km: con una piccola a benzina, la spesa per il carburante è di circa 7 euro; inoltre, sono allo studio contratti “flat” da 40-50 euro al mese. A favore dell’elettricità, pure l’esenzione del bollo per i primi 5 anni ( in seguito si paga il 25%) e costi di manutenzione ridotti del 30%. Cosa serve per fare il pieno a casa? Innanzitutto, un box o un posto auto vicino a una presa, collegata a un contatore da 6 kW (396 euro). La soluzione migliore è allacciare un contatore speciale (3kW) che permette di programmare la ricarica in orari a tariffa agevolata; disponibile entro qualche mese, sarà offerto da alcuni gestori di energia (Enel e A2A e società specializzata come la Bticino. La ricarica avviene in 6-8 ore, con addebito in bolletta. Ci si può rifornire lungo il percorso? Si, collegandosi a una colonnina pubblica; considerando tutte le aziende energetiche interessate, per ora ce ne sono un centinaio, nelle principali città del centro Nord. Quando diventeranno operativi i contratti, basterà strisciare la speciale carta magnetica per accedere alla presa (protetta da uno sportello) e far partire il rifornimento ( il cui costo, in assenza di contratto “flat”, sarà addebitato in bolletta). Per ora sono attive solo colonnine per la ricarica lenta (3 ore kW) ma nel 2012 dovrebbero arrivare quelle “veloci” (20 kW: ricarica dell’80% in 30 minuti). Quanti Km si percorrono in media con una ricarica? Secondo le case, il “pieno” di un’elettrica dura tra i 100 e i 200 Km(150 per le tre “piccoline”); fa eccezione la Tesla, che tocca i 340 km. L’autonomia cala sensibilmente se si utilizzano il “clima”, le luci, la radio o altri accessori elettrici, mentre il “terreno” più favorevole è la città, perché lo sforzo del motore è più limitato e i rallentamenti (che vengono sfruttati per recuperare energia) frequenti. Quanto sono sicure? Le elettriche devono superare gli stessi crash test delle auto “normali” e hanno un impianto elettrico a tenuta stagna, con sistema di sicurezza che blocca la corrente in caso di guasto o urto. Le batterie (infiammabili) sono in una zona protetta, “blindate” in involucri ad alta resistenza e a temperatura controllata. Per evitare “scosse” durante le ricariche, le prese hanno un sistema che attiva la corrente soltanto in condizioni di sicurezza. Sono davvero ecologiche? Si, pur tenendo conto delle emissioni dovute alla produzione e al trasporto corrente. Considerando come viene generata l’energia elettrica in Europa, le emissioni totali di C02 sono circa la metà rispetto a quelle di un’auto a benzina o a gasolio di analoghe dimensioni, mentre la quantità dei “veri” inquinanti (come il particolato) è di gran lunga inferiore e spostata lontano dalle zone abitate.